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Frattura Capitello Radiale: guida avanzata

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Sommario articolo

La frattura del capitello radiale è una delle lesioni più comuni che coinvolgono l’articolazione del gomito, rappresentando circa il 20-30% di tutte le fratture che colpiscono questa regione. Queste fratture possono avere un impatto significativo sulla funzionalità del gomito, in particolare nei movimenti di flessione ed estensione, nonché nella prono-supinazione, e possono causare complicazioni negative per l’articolazione, portando a instabilità, poiché il capitello radiale svolge un ruolo importante come stabilizzatore secondario del gomito.

L’età e il sesso del paziente possono influenzare la frequenza e la gravità delle fratture del capitello radiale. Nei pazienti di sesso maschile, queste fratture sono più comuni in soggetti giovani, di solito tra i 30 e i 40 anni, e spesso sono il risultato di traumi ad alta energia, come cadute, incidenti in moto o lesioni sportive. D’altra parte, nelle pazienti di sesso femminile, queste fratture sono più frequenti dopo i 50 anni e possono derivare da traumi minori, come una caduta da posizione eretta.

Trattamento e diagnosi della frattura del capitello radiale

La diagnosi di una frattura del capitello radiale può comportare un esame clinico accurato e l’uso di procedure diagnostiche come la radiografia, la tomografia computerizzata (TC) o la risonanza magnetica (RM) per valutare la gravità e la localizzazione della frattura, nonché eventuali lesioni associate.

Le fratture del capitello radiale vengono solitamente classificate in base al sistema di classificazione di Mason, che distingue tre tipi principali:

Tipo I: fratture non spostate o minimamente spostate.

Tipo II: fratture scomposte con un solo frammento o fratture del collo del capitello.

Tipo III: fratture pluriframmentarie.

Esiste anche una classificazione di tipo Broberg e Morrey che prende in considerazione la quantità di spostamento della frattura.

Il trattamento delle fratture del capitello radiale può essere conservativo o chirurgico, a seconda della tipologia di lesione. Le fratture di Tipo I possono spesso essere trattate con immobilizzazione dell’articolazione e fisioterapia per promuovere la guarigione e il recupero della funzionalità. Dopo un periodo di immobilizzazione, il paziente può iniziare la riabilitazione fisioterapica per ripristinare la mobilità e la forza dell’arto colpito.

Le fratture più gravi, come quelle di Tipo II o III, possono richiedere un intervento chirurgico, che può includere la riduzione aperta e la fissazione interna (ORIF) con placche e viti o la sostituzione del capitello radiale con una protesi. Anche dopo l’intervento chirurgico, la riabilitazione fisioterapica è fondamentale per garantire il completo recupero della funzionalità del gomito.

Le complicazioni associate alle fratture del capitello radiale possono includere rigidità del gomito, artrosi tardiva, fallimento della fissazione, osteonecrosi del capitello radiale, instabilità dell’articolazione, dolore persistente, mancata o errata unione, ridotta mobilità articolare, riduzione della forza, irritazione o infezione dei mezzi di sintesi utilizzati durante l’intervento chirurgico e possibile epicondilite.

Un adeguato percorso di fisioterapia può contribuire a ridurre il rischio di queste complicanze e promuovere il recupero completo della funzionalità dell’arto colpito. La riabilitazione prevede l’obiettivo di ripristinare l’articolarità, la forza muscolare e il corretto movimento dell’arto superiore, consentendo al paziente di tornare alle attività quotidiane e sportive con successo.

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